Erano detti sefarditi (dall'ebraico ספרד Sefarad,
"Spagna") gli ebrei abitanti la penisola iberica. Nel Tanach, l'insieme dei libri che compongono la bibbia ebraica, nel libro di Ovadia, (Haftarà
di Vaishlah) e solo qui in tutto il Tanach, troviamo il termine
Sepharad per indicare una non meglio identificata città vicino-orientale Quella ebraica spagnola fu una comunità
molto prospera e - dopo la dura parentesi visigotica - essa poté operare
fruttuosamente per numerosi secoli grazie alle sostanzialmente favorevoli
condizioni di vita garantite dai musulmani che conquistarono il paese
iberico ai primi dell'VIII secolo. Era tale l'intesa fra ebrei e musulmani
in al-Andalus da far parlare di
"complicità" i cristiani che, sovente, accusarono gli ebrei di aver
favorito la conquista islamica per odio nei confronti dei loro persecutori
visigoti.
Dopo la Reconquista iberica,
conclusasi nel 1492, gli ebrei vengono espulsi, per opera
dei Cattolicissimi Reali Isabella I di
Castiglia e Ferdinando II di
Aragona, dal neonato stato spagnolo e
dai territori ad esso soggetti (quale la Sicilia), disperdendosi in Italia, nei Balcani, e in tutto il bacino del Mediterraneo, venendo accolti dalle
comunità ebraiche ivi già residenti, in particolare nel Maghreb e nell'Impero Ottomano, grazie alla politica
tollerante attuata da governanti musulmani. Alcuni
hanno fatto notare che i rabbini lanciarono un
grave cherem alla Spagna, un anatema, secondo il quale dopo quattro secoli
una terribile minaccia fratricida sarebbe gravata sugli spagnoli, e che dopo
circa quattro secoli (in realtà 450 anni) la guerra civile
spagnola con la dittatura franchista avrebbe
rappresentato la realizzazione di tale maledizione.[1] Infatti fu proprio Francisco Franco a revocare l'Editto di Granada che aveva sancito
l'espulsione degli ebrei nel 1492, rimasto in vigore per mezzo
millennio. La grande immigrazione degli ebrei sefarditi
nel neonato stato di Israele avvenne
principalmente dal 1948, in seguito alla cosiddetta guerra
d'indipendenza israeliana, a causa delle crescenti tensioni nei
territori mussulmani provocati dal conflitto arabo-israeliano. L'ingresso
dei sefarditi in Israele, allora prevalentemente meta d'immigrazione di
ebrei aschenaziti, provocò
lo sviluppo del bipolarismo israeliano, formato dalla sinistra laburista e
azkenazita e dalla destra sefardita. Durante i secoli conservarono una
varietà del castigliano chiamato giudeo-spagnolo,
che si sviluppò in modo isolato rispetto allo spagnolo della Spagna e dell'America. Il termine Nusakh Sepharad non
si riferisce alla liturgia che si
recita di solito tra i sefarditi, ma a una liturgia europea alternativa che è
utilizzata da moltichassidim.
Tradizionalmente, i sefarditi utilizzano la Nusakh
Eidot Hamizrach per pregare (liturgia delle congregazioni
"d'Oriente") anch'essa conosciuta col nome, per maggior
confusione, Nusakh
Sefardi.Con l'espulsione in massa dei sefarditi dalla penisola
iberica, sorse il problema dell'accoglienza da parte dei fratelli
correligionari e del confronto tra le varie realtà ebraiche. Joseph Roth, con la sferzante ironia che gli è
propria, asserisce che, seppure può esser capitato che un sefardita abbia
sposato un'askenazita, mai e poi mai si vedrà un
sefardita a fianco di un ebreo dell'Europa orientale. Questo a
significare quanto le differenze tra questi gruppi siano alquanto
marcate. Così non fu invece nei riguardi dei mizrahi vicino-orientali, assai prossimi sotto il
profilo culturale. Per tale motivo sefarditi e mizrachi sono stati a lungo
confusi. Ancora adesso, la parola sefardí indica anche gli
ebrei dei paesi del Vicino Oriente,
in particolare Yemen, Iraq e Iran.
In Grecia gli ospiti furono i Romanioti, di più antiche tradizioni. Ma
l'orgoglio sefardita portò i primi a fondersi con i sopravvenuti, che, da parte
loro, acquisirono la parlata greco-ebraica yevanic.
La storia degli ebrei a Salonicco ha origine fino dal
primo secolo dell'era volgare. La città di Salonicco ospitava, fino alla seconda guerra
mondiale, un'importante comunità ebrea di
origine sefardita. È l'unico esempio conosciuto
nella diaspora ebraica dove una città di tale
grandezza ha conservato una maggioranza di popolazione ebraica per più secoli.
Arrivati principalmente a seguito dell'espulsione dalla Spagna nel 1492 (Decreto
di Alhambra), gli ebrei sono indissolubilmente legati alla storia di Salonicco
e l'influsso di questa comunità tanto sul piano culturale quanto su quello
economico si è fatto sentire in tutto il mondo sefardita. La comunità ha
conosciuto un'età dell'oro nel XVI secolo, seguita da un declino relativo fino
alla metà del XIX secolo, epoca in cui ha iniziato un'importante
modernizzazione, sia economica che culturale. Essa ha preso un corso tragico in
seguito all'applicazione della soluzione
finale del regime nazista, che si è tradotto nella eliminazione
fisica della stragrande maggioranza dei membri della comunità.
L' Isola di Rodi
Per secoli l'isola di Rodi ebbe un'importante comunità ebraica. Si trattava soprattutto di ebrei che erano stati espulsi dalla Spagna e che parlavano il ladino. Durante la seconda guerra mondiale, fino all'estate del 1943 Rodi rimase sotto il controllo del governo italiano, il quale, pur avendo emanato già nel 1938 le leggi razziali, non mise in pratica nessun atto violento verso la comunità ebraica, che non venne pertanto deportata nonostante le incessanti pressioni tedesche. In seguito alla caduta del governo fascista e all'armistizio stipulato dall'Italia con gli Alleati, le forze naziste occuparono l'isola, procedendo poi nel1944 all'arresto ed alla deportazione gli Ebrei, che ormai non potevano più godere della protezione italiana. Alla fine del conflitto, fra i pochi superstiti allo sterminio nei lager, solo alcuni decisero di far ritorno nell'isola. Essi aprirono in memoria, un importante museo chiamato il "Museo degli Ebrei di Rodi".Il più importante tra i superstiti fu Samuele Modiano (Detto "Sami").
Le colonie delle repubbliche marinare in Oriente[modifica]
La Repubblica di Genova e la Repubblica di Venezia, ai tempi delle crociate, crearono numerose ed importanti colonie nei territori bizantini. Anche la Repubblica di Pisa, il Ducato di Amalfi, la Repubblica di Ancona[2], il Ducato di Gaeta ebbero colonie commerciali a Costantinopoli e in altri porti dell'Impero d'Oriente. Oltre quelle delle repubbliche marinare, vanno ricordate le colonie del Regno di Napoli. Genova e la Venezia crearono a Costantinopoli popolosi "quartieri" di circa 60.000 abitanti, ma già nel 1182 furono oggetto di un massacro, da parte dei bizantini[3]. La presenza "latina", peraltro, si reintegrò dopo la Quarta crociata (1204), "sponsorizzata" dai veneziani, che portò alla conquista cattolica di Costantinopoli.Vi erano colonie genovesi in Anatolia (Smirne, Trebisonda e altre), nell'Egeo (Chios, Mitilene e altre), in Palestinae Libano (Acri) e a Costantinopoli (Pera, Galata), come pure colonie veneziane a Creta, Rodi, Cipro e Negroponte.
« Alle "colonie" genovesi e veneziane distribuite nelle principali città greche e dell'Asia Minore, ma anche in altre parti dell'Impero d'Oriente, costituite da mercanti, artigiani e banchieri, facevano riscontro... l'esistenza di quartieri o anche solo di strade che i mercanti delle due repubbliche marinare avevano ottenuto come feudi nei principali centri commerciali dell' Impero ottomano. I più noti di tali gruppi sono quelli nell'Egeo, a Salonicco, a Chio, a Creta e, in Asia Minore, a Costantinopoli e a Smirne, per i quali già a fine ottocento si distingueva fra un nucleo immigrato di recente e quello "indigeno o storico", discendente dagli insediamenti genovesi e veneziani dell'epoca delle repubbliche marinare. L'importante comunità genovese e veneziana, che risiedeva dal XIV secolo a Istanbul nel quartiere di Galata, sarebbe stata ben riconoscibile agli occhi dei visitatori ancora alla fine del seicento. A questi gruppi andava sommato il contingente degli ebrei sefarditi giunti da Livorno nel Settecento, i francos, spesso sotto la protezione dei consoli francesi.[4] » |
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Sefarad Trio
Dal Concerto di Sukkot-Napoli Vomero Notte 2012
בית ספרד